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La terra dei figli

Gipi

Vignette o fumetti 2016

Abstract

"Sulle cause e i motivi che portarono alla fine si sarebbero potuti scrivere interi capitoli nei libri di storia. Ma dopo la fine nessun libro venne scritto più."
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Testo a stampa (moderno)
Monografia
Vignette o fumetti
BID RAV2049603
Description La *terra dei figli / [Gipi]
Roma : Coconino Press, 2016
1 volume (senza paginazione) : fumetti b/n ; 25 cm
ISBN 9788876183256
Series Coconino cult
Autore
Gipi
Note e bibliografia
Subjects FUMETTI ITALIANI
Dewey 741.5945 FUMETTI, ROMANZI A FUMETTI, FOTOROMANZI, VIGNETTE, CARICATURE, STRISCE A FUMETTI. Italia
Publication year 2016
Titolo dell'opera La terra dei figli
Abstract di polo (…) Semplice pennarello nero, puro piano-sequenza narrativo, La terra dei figli [1. ed. 2016] è una storia lineare, priva di ellissi temporali o didascalie. È fumetto nella sua forma più schietta, la quintessenza del racconto sequenziale per immagini. E il risultato è un libro avvincente, denso e godibile. Gipi non è e non vuole essere un teorico del fumetto, ma da molte delle sue interviste emerge una consapevolezza lancinante dell’atto artistico, di come e in che dosi mescolare parole e disegni. (…) Gipi ha sperimentato nel tempo tecniche e stili riuscendo a rimanere riconoscibile, prefiggendosi traguardi di volta in volta diversi e stabilendo come fare a raggiungerli e quali trappole evitare (…).

I protagonisti della vicenda sono due fratelli che vivono in riva al lago in una baracca insieme al padre brusco e brutale. Il motore degli eventi è il recupero della memoria, l’ostinazione nel comprendere l’ermetico contenuto di un taccuino che, forse, racchiude in sé un passato (…). L’epigrafe laconica con cui si apre il volume annuncia : “Sulle cause e i motivi che portarono alla fine si sarebbero potuti scrivere interi capitoli nei libri di storia. Ma dopo la fine nessun libro venne scritto più”. E questo, in realtà, non è nemmeno l’inizio. La terra dei figli è un mondo del post, un futuro dopo “la fine”. Non si sa cosa abbia causato il cataclisma, se si tratti di un olocausto nucleare, di una guerra o di un virus. È un evento quasi simbolico, segnato da un fascino oscuro che ha riportato a galla le leggi primordiali della sopravvivenza. (…) Quella di Gipi, tuttavia, è una distopia “domestica”: le molte tavole di narrazione muta e gli ampi paesaggi incolori con i quali descrive la desolazione di un mondo in rovina, ben diversi dalle lande deserte di Mad Max, ricordano piuttosto la maremma toscana o la laguna di Orbetello.

“A me piace disegnare il cielo sopra l’Ipercoop”, dichiarò un tempo Gipi e a questo proposito si è attenuto anche nella terra dei figli. Solo che, stavolta, l’Ipercoop non c’è più e non ne restano nemmeno le macerie. (…). Eppure la cruda miseria che circonda i protagonisti può anche diventare selvaggia bellezza. Ai due fratelli il mondo si rivela per fasi: man mano che l’orizzonte si allarga i ragazzi raccolgono indizi su ciò che è distrutto e su quello che rimane. In questo viaggio il bene e il male sono anch’essi oggetto di scoperta progressiva e alla fine realizziamo che tutte quelle atrocità non erano gratuite: servivano a ricordarci cosa rischiamo di perdere.
(Recensione di Andrea Pagliardi).