Dopo Vittorio Reta e Corrado Costa, fuori/ormato prosegue la sua "restituzione" dei poeti di una generazione perduta, quella che non attraversò indenne il versante tra anni Settanta e Ottanta.
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Patrizia Vidnelli ne fu l'anima più combattiva e autodistruttiva: un vero kamikaze dell'esperienza ? tossicodipendenza, carcere, lunghi anni di latitanza, «miraggi pieni di luce», tragica morte per aids ? prima che della scrittura. E infatti gran parte del suo lascito, prima che nei pochi testi giunti alle stampe, consiste nell'incredibile presenza scenica di questa performer definitiva. Verbigeratrice vulnerante, Patrìzia Vicinelli era in primo luogo un'icona corporale. Lo schermo fa fatica ad accogliere questo cranio trascendentale che si piega a scatti, vibra, sussulta echeggiando violento una biografia come traumatologia che l'epidermide registra con la puntualità di una cartella clinica. Qui «tutto è attrito», ha sintetizzato Niva Lorenzini; e davvero Io si vede, questo corpo, fare «attrito con la pelle del Drago» (come definiva il senso della poesia uno dei suoi maestri, Emilio Villa). Di questa performatività estrema, testimoniata in formidabili registrazioni audio e video raccolte in dvd da Daniela Rossi {e accompagnate da tributi di sintonici performers come Paolo Fresu e Ilaria Drago), non va trascurata la componente specificamente verbale: il testo scritto come partitura, sulla quale ogni volta improvvisare con una sorta di scat atonale, è anche in sé palinsesto affascinante che mostra a giorno le derivazioni letterarie e culturali ma anche componenti idìomatiche che ci trascinano su coordinate remote (dal mito alla cultura orientale). Cecilia Bello Mìnciacchi ne ha ricostruito lo svolgimento tormentato e tumultuoso, rinvenendo una quantità di testi inediti e dispersi (fra Ì quali il devastante "romanzo" Messmer e una scelta di saggi) nonché ricostruendo il tortuoso svolgimento della pièce de résistance «epica», Non sempre ricordano, atroce psicomachia sull'esistere e il ricordare nel quale Vicinelli sì rappresenta, quasi vindice erinni tarantiniana avanti lettera, come «samuray» con la «splendente fiammeggiante / scimitarra alla mano». Votata alla catastrofe, certo, ma sempre a fronte alta, in «modo heroico»: «stretta saldamente / l'impugnatura alla mano. // NON AVANZERANNO PIÙ DI UN SOLO PASSO».