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| Testo a stampa (moderno) | ||
| Monografia | ||
| BID | UBO1136304 | |
| Description | *Centenario-cinquantenario di Severino Ferrari / Enzo [!] Chiorboli S. l. [Roma] : s. n. [La Nuova Antologia], [1956?] P. 83-90 ; 25 cm |
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| Note | Estr. da Nuova Antologia, gennaio 1956, fascicolo n. 1861 Sulla copertina nome proprio dell'autore sbagliato, Enzo invece che Ezio; correttamente riportato in calce all'articolo. |
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| OCLC | 859715494 | |
| Autore |
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Note e bibliografia |
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| Subjects | FERRARI, SEVERINO | |
| Dewey | 928 BIOGRAFIE DI PERSONE OPERANTI NEL CAMPO DELLA LETTERATURA, DELLA STORIA, DELLA BIOGRAFIA, DELLA GENEALOGIA | |
| Publication year | 1956 | |
| Abstract di polo | Aut. sec. (sogg.): Ferrari, Severino I cento anni del liceo «Galvani», Bologna, Cappelli, 1960, pp. 291-349; S. Paolucci, O. Prati, Il liceo classico «Galvani» di Bologna durante il fascismo, in «Annale 3. Istituto regionale per la storia della resistenza e della guerra di liberazione in Emilia Romagna», 1983, pp. 347-365; C. Tonini, La scuola magistrale tra liberalismo e fascismo: il caso dell'istituto «Laura Bassi», in «Rivista di storia contemporanea», 1992, n. 1, pp. 75-108. (...) ; G.M.]. (... Continua in "Nota di contenuto di polo). |
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| Nota di contenuto di polo | [Da "NECROLOGIO" - EZIO CHIORBOLI] [di Enrico M. Fusco] [:] (Commemorazione letta, nella seduta del 16 giugno 1957, dalla Commissione per i Testi di Lingua, alla Casa Carducci, in Bologna) [:] Nato a Ceneselli di Rovigo, il 19 aprile 1882, Ezio Chiòrboli studiò Lettere all'Università di Bologna, dove si laureò con lode nel 1904: l'anno successivo conseguì, anche con lode, la laurea in filosofia. Negli anni scolastici 1905-1908 fu supplente, in Sardegna, ad Alghèro e a Sassari. Entrato in ruolo il 1° ottobre 1908, insegnò tre anni (in uno dei quali a Bergamo) nelle scuole medie di primo grado; quindi nelle scuole di secondo grado, fino al 1923, nelle scuole normali di Lecce, di Pavia e alla "Laura Bassi" di Bologna. Partecipò alla guerra negli anni 1916-18, prestando servizio quale ufficiale in reparti combattenti. Nel 1923 fu nominato Preside del Liceo-ginnasio di Campobasso, dal quale passò al Liceo-ginnasio di Faenza, che resse nel biennio 1924-26. Successivamente, pel biennio '26-28 fu preside dell'Istituto "Laura Bassi", dal quale, nell'anno scolastico '29-30, passò al "Galvani", ove chiuse la sua carriera il 1° ottobre 1952 [all'età di 69 anni]. Nel 1954 gli fu conferita la medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte. Fu socio della Deputazione di Storia Patria per l'Emilia e la Romagna, e della Commissione per i testi di lingua. Dal 1913 era libero docente di letteratura italiana. Fu due volte membro delle Commissioni del Consiglio Superiore del Ministero per i ricorsi e i processi disciplinari (nel '22-23 e nel '34-35); ebbe spesso incarichi di ispezioni e di inchieste, anche negli ultimi anni e fu, ripetutamente, membro di Commissioni per esami di concorso d'insegnanti. Collaborò al "Giornale storico della Letteratura italiana", al "Convivium", al "Leonardo", alla "Nuova Antologia", all'"Archiginnasio", con recensioni, saggi e pubblicazione di documenti. Curò le edizioni critiche delle Rime del Berni per la casa Olschki; per la collana "Scrittori d'Italia" del Laterza, i "Marmi" di Anton Francesco Doni, le rime del Coppetta-Beccuti e il canzoniere del Petrarca. Alla scuola, in collaborazione col Galletti, fornì un corso completo antologico, per gli Istituti Superiori. Le tre ultime fatiche furono le edizioni Zanichelliane dei Canti del Leopardi, delle poesie del Manzoni e delle liriche ed epigrammi del Foscolo: tutti e tre corredati di ampi saggi introduttivi. La perdita quasi improvvisa della consorte, per collasso cardiaco, lo disorientò, accentuandogli i disturbi che da tempo lo affliggevano e serenamente si spense l'8 dicembre 1956 [a 74 anni], nella clinica bolognese "Villa Verde" [in via San Mamolo 45]. Esemplare curriculum, che è stato ascensione dall'insegnamento medio inferiore all'insegnamento superiore e al reggimento di Istituti, e - 'quantum debat officium' - non intermessa lettura di scrittori. Ho detto 'esemplare curriculum' perché ritengo che si risolva in danno della scuola secondaria e dei professori stessi il mancato tirocinio d'insegnamento dalle scuole medie inferiori al ginnasio superiore e al liceo, tirocinio che, compiuto in piccoli centri, darebbe occasione ai giovani insegnanti di consolidare la loro cultura, di conoscere l'Italia e di fare esperienze salutari. La provincia! A quanti nobili ingegni fu fonte di poesia! Ma lasciamo andare! Aggiorniamoci, abbandonando ciò che ormai è passato, anche in vista dell'automazione, che non mancherà di essere applicata alla scuola di ogni ordine, coi nastri magnetofonici e altri sublimi congegni (autòmati - direbbe Giacomo Leopardi). Alle qualità dell'educatore e del capo d'Istituto corrisposero, nel Chiòrboli, fedelmente - e dovrebbe dirsi mirabilmente - le doti dello studioso e dello scrittore: tanto che queste sono o sembrano essere l'attuazione letteraria stilistica di quelle. Alla austerità e dignità del docente e del preside fecero riscontro gli argomenti di studio e la letteratissima scrittura, di vigilato e quasi guicciainiano andamento. Alla conoscenza e rigida applicazione dei regolamenti scolastici, alla assidua presenza nella vita del liceo, corrisposero la pazienza e la diligenza nella lettura diplomatica e nella collazione dei testi, l'accertamento dei dati e dei fatti, nonché la minuziosa e spesso fastidiosa annotazione. Peraltro - guardando soprattutto alla forma - oggi, chi legge la sua introduzione al "Berni" e alcune chiose alle Rime del Petrarca, potrà chiedersi come mai, in uno studioso, la letteratura ossia la consuetudine degli scrittori agisca sino a trasformarsi in una specie di camicia di forza o in un cilicio; ma se ne dà immediatamente ragione, pensando alla unità-trinità (uomo-docente-preside) di Ezio Chiòrboli, alunno del Carducci (-ultimo tempo-) e fedele al mònito del maestro: "Entrate nelle biblioteche e negli archivi d'Italia tanto frugati dagli stranieri, e sentirete alla prova, come anche quell'aria e quella solitudine, per chi frequenti col desiderio puro del conoscere, con l'amore del nome della patria, con la coscienza del'immanente vita del genere umano - siano sane e piene di volumi da quanto l'urla e l'orror sacro delle vecchie foreste; sentirete come gli studi fatti in silenzio, con la quieta fatica di tutti i giorni, con la feconda pazienza di chi sa aspettare, con la serenità di chi vede in fine di ogni intenzione la scienza e la verità - rafforzino, sollevino, migliorino l'ingegno e l'anima". L'aria e la solitudine delle biblioteche... gli studi fatti in silenzio... la quieta fatica di tutti i giorni... Il Chiòrboli ne fece il suo codice di vita al segno che - non immemore anche di certe benevoli recensioni carducciane su scrittori tradizionalisti, contemporanei, per esempio il Livaditi - la probità scrittoria (idest modellatura trecentesca o cinquecentesca) degli autori studiati - specialmente del Cinquecento - il Coppetta-Beccuti, il Guidiccioni, il Doni, il Berni - intese come probità civile o decoro su cui modellarsi. Ora è bene riconoscere che al pericolo di rimanere illaqueati [= sedotti (dal lat. illaqueo = prendo al laccio)] tra i modi stilistici di autori attentamente e ripetutamente letti, tutti coloro che si danno agli studi letterari sono esposti (- i puri specialisti del '700 o baretteggiano o gozzeggiano; i cinquecentesci guicciardineggiano; i leopardisti leopardeggiano i manzoniano manzoneggiano ... -) e che solo la varietà degli interessi spirituali e un geloso senso della propria libertà e personalità possono preservare da una imitazione tanto più subdola quanto meno avvertita. La scarsa partecipazione del Chiòrboli alla vita culturale contemporanea (narrativa, poesia, teatro, cinematografi, concerti) oltre a quanto si è detto, contribuì a un certo irrigidimento stilistico della sua prosa. Ma bisogna immediatamente aggiungere che quell'irrigidimento stilistico, divenuto abito mentale, ebbe i suoi benefici effetti, trasferito nei rapporti tra il capo d'istituto e i suoi dipendenti, nella valutazione oggettiva e puntuale dei meriti dei professori, nella dialettica difesa di essi da dicerie e accuse infondate - e nessuna interferenza politica al giudizio sul valore e l'attività dei professori. E qui - non senza intimamente impallidire - debbo ricordare uno degli episodi più incresciosi della mia vita - perché esso mette in luce la nobiltà dell'uomo, che per ventidue anni fu il mio preside al liceo "Galvani". (...) [Fonti: http://badigit.comune.bologna.it/books/bollettino/pdf/1957-11.pdf (Bollettino ufficiale del Ministero dell'istruzione pubblica, anno 1957, numero 11 - novembre) ; G.M. (Giovanna Montini, trascriz. integr. del testo) ; I cento anni del liceo «Galvani», Bologna, Cappelli, 1960, pp. 291-349 (...). - CONTINUA ANCHE IN "N.O."]. |