"Al tempo in cui venne scritta Lettera a una professoressa,l’arabo non si studiava nelle scuole europee: il potere si guarda bene dal fare studiare le lingue degli oppressi e dei diseredati.Una scelta compiuta un po’ per disprezzo, un po’ per calcolo: sei poveri si uniscono, lo scettro dei potenti può vacillare! A Barbiana invece l’arabo si studiava perché era una scuola di liberazione.
[...]
E siccome la liberazione non avviene per concessione dall’alto, ma per conquista dal basso, a Barbiana si studiavano tutte le lingue possibili perché si riteneva fondamentale che i poveri potessero comunicare fra loro per rompere insieme le catene dell’oppressione. Personalmente non avevo ancora quindici anni quando cominciai a studiare l’arabo. A Barbiana vigeva la convinzione che per quanto possibile lo studio non deve essere una fatica, ma un divertimento, per cui le lingue si studiavano attraverso l’ascolto e la ripetizione, in modo da impararle come fanno i bambini." (Dall'introduzione di Francesco Gesualdi)
Lo trovi in
Scheda
Unimarc
Testo a stampa (moderno)
Monografia
Codice SBN
UBO4476405
Descrizione
*Lettera a una professoressa / Scuola di Barbiana. - Ed. in lingua araba / a cura di Dimitris Argiropoulos Parma : Athenaeum Edizioni Universitarie, 2020 137, 176 p. : ill. ; 22 cm
Note
Pubblicazione bifronte con altro frontespizio e testo in arabo Prefazione e saggio introduttivo in arabo, italiano, francese, inglese.