Abstract di polo |
(...) Il 7 ottobre 2023, Hamas [organizzazione politica palestinese islamista fondamentalista] attaccava Israele con un'operazione terroristica senza precedenti condotta da terra, dal mare e dal cielo, provocando la morte di 1200 ebrei, tra civili e soldati, facendo scempio di uomini, donne, bambini, anziani che abitavano nei kibbutz e nelle città vicine al confine, come Sderot. (...) [Fonti: https://www.agensir.it/mondo/2024/10/04/anniversario-7-ottobre-israele-e-hamas-bertolotti-start-insight-7-ottobre-una-pausa-nel-processo-di-normalizzazione-tra-israele-e-paesi-arabi/ ; G.M]. - (...) L’impressione è che “L’hurlement” sia stato scritto da Tahar Ben Jelloun (Fès 1944-), a partire dal 7 ottobre 2023, di giorno in giorno, quasi a voler cristallizzare le emozioni suscitate a caldo da quanto sta accadendo tra Israele e la Palestina. Emozioni che, in questo brevissimo pamphlet, risultano sempre mitigate dal buonsenso dell’artista che, in tutta evidenza, ancora crede agli “scrittori e artisti in cerca di pace. È una ricerca simbolica, perché tutto quello che hanno è una penna e un pennello […]. Eppure continuo a dire che solo la poesia potrà salvare il mondo” (p.63). La poesia forse sì, ma gli intellettuali – almeno molti dei cosiddetti intellettuali che leggiamo in questi giorni – probabilmente no, visto il loro pontificare sulla pace giusta e la pace sbagliata, col loro fucilino da salotto. Ma è proprio la testimonianza di Tahar Ben Jelloun, con affermazioni, a rigore scontate per qualsiasi persona non estremista che sappia ragionare con un minimo di buon senso, che dà la misura delle condizioni misere dell’attuale politica e informazione. Clima che dopo il 7 ottobre si è ancor più incarognito come possiamo leggere dalle parole di una donna palestinese di Gaza riportata dall’amico giornalista Karim Boukhari: “La gente mi manda messaggi chiedendo 'Sei pro-Israele o pro-Palestina?', come se stessimo tutti guardando una partita di calcio. 'Indossi una maglia blu o rossa?' Non indosso nessuna delle due. Indosso il nero. Piango la perdita di vite israeliane e palestinesi” (p.68). L’aspetto più coraggioso del pamphlet di Ben Jelloun, che pure si è sempre dichiarato partecipe della causa palestinese, è appunto il fatto di volersi tirare fuori da questa contrapposizione, tanto cinica quanto infantile, tra i cosiddetti filo-israeliani e i cosiddetti filo-palestinesi. Ben Jelloun nel suo libro esordisce ovviamente con la condanna senza appello, senza alcuna possibile giustificazione della strage perpetrata dai militanti di Hamas; e nello stesso tempo, di fronte alle stragi di palestinesi causate dai bombardamenti israeliani, giustamente si chiede come si possa misurare il peso dell’orrore: “Non è più un caso di ‘occhio per occhio, dente per dente’; per ogni morto israeliano, centinaia di palestinesi devono scomparire, morire sotto le bombe o morire di fame e di sete tra le macerie e le ceneri della sventura” (p.70). In sostanza “L’urlo” del poeta franco-marocchino non è soltanto un generico appello alla pace, semmai è un invito a comportamenti basati su realismo e verità, soprattutto quando prende atto di quanto l’attuale presidente dell’Olp [Maḥmūd ʿAbbās, conosciuto anche come Abū Māzen] sia privo di carisma e intelligenza politica; oppure quando ribadisce la necessità dello sforzo “a pensare ai palestinesi e pensare che Hamas non corrisponde ai palestinesi” (p.90). Quell’Hamas che è “nemico dichiarato del nostro Paese [ndr: il Marocco] e della sua causa sacra, il Sahara marocchino” (p.88). Un’etica che, a quanto pare, deve avergli procurato qualche guaio, come ci ricorda lo stesso Ben Jelloun: “L’ex primo ministro del governo islamista, Abdel Illah Benkirane, mi ha dedicato un intero discorso, chiamandomi con una serie di appellativi che non oso scrivere qui […]. Un invito all’omicidio” (p.82). Se poi è vero che questo sembra un “tempo di lutto e vendetta”, con toni tali da prefigurare una guerra di cent’anni e più, Tahar Ben Jellouncongeda con l’ennesimo appello alle grandi potenze – le potenze che dovrebbero imporsi ad entrambe le parti – ricordandoci che “non tutti gli israeliani seguono l’estrema destra. Non tutti i palestinesi seguono la politica di Hamas”. Affermazioni del tutto ovvie ma che, di questi tempi, soprattutto in presenza dei già citati intellettuali col fucilino, di tanti poveretti esagitati dai social media, di politici che non fanno politica, evidentemente tanto ovvie non sono. (...) [Fonti: https://www.lankenauta.it/?p=24513 ; G.M.]. - N.d.B.: Ḥamās, acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya (in arabo حركة المقاومة الاسلامية?, Movimento Islamico di Resistenza, ovvero حماس, «entusiasmo, zelo, spirito combattente») è un'organizzazione politica palestinese islamista, sunnita e fondamentalista, centrale nel conflitto israelo-palestinese. Fondata dallo Shaykh Aḥmad Yāsīn, ʿAbd al-ʿAzīz al-Rantīsī e Mahmud al-Zahar nel 1987 sotto la pressione dell'inizio della Prima intifada (rivolta) come braccio operativo dei Fratelli Musulmani per combattere con atti di terrorismo lo Stato di Israele, Hamas ha commesso e rivendicato svariati attentati suicidi contro i civili israeliani, tra cui l'attentato di Gerusalemme del 1997, quello di Rishon LeZion del 2002 (16 vittime civili ciascuno), il massacro del bus 37 ad Haifa (17 vittime civili, la maggior parte delle quali bambini e adolescenti) e molti altri soprattutto durante la Seconda intifada, provocando centinaia di vittime civili e militari. Dal 2001, ha più volte attaccato Israele con razzi, venendo accusata da HRW [Human Rights Watch] di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Hamas gestisce anche ampi programmi sociali e ha guadagnato popolarità nella società palestinese con l'istituzione di ospedali, sistemi di istruzione, biblioteche e altri servizi in tutta la Striscia di Gaza. (...) [Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Hamas ; G.M.]. - Nota sull'Aut. [Ben Jelloun, Tahar (Fès, Marocco 1944-). - Forme varianti: Jelloun, Tahar ; (in arabo) طاهر بنجلون]: Tahar Ben Jelloun, nato nel 1944 a Fès (Marocco), è uno scrittore marocchino di religione islamica. In Italia ha pubblicato molti volumi tra saggi, opere di narrativa e poemi. Ha trascorso la sua adolescenza a Tangeri e ha compiuto gli studi di filosofia a Rabat. Ha insegnato in un liceo a Tétouan e a Casablanca ed è stato collaboratore del magazine «Souffles». Dal 1971 vive a Parigi. Suoi articoli in Italia appaiono di frequente su «La Repubblica»; ha collaborato anche con «Il Corriere della sera», «Panorama», «L'Espresso». Scrive inoltre per «Le Monde». Per il profondo messaggio del libro "Il razzismo spiegato a mia figlia" (1998) gli è stato conferito il Global Tolerance Award. Ha conseguito lauree honoris causa e premi in tutto il mondo, tra i quali il Premio Flaiano (1996). Con il Premio Goncourt assegnatogli nel 1987, diventa lo scrittore francofono più conosciuto della Francia. Nel 2011 ha pubblicato "La rivoluzione dei gelsomini. Il risveglio della dignità araba", poi "Notte fatale", "Creature di sabbia", "Lo scrivano", "Giorno di silenzio a Tangeri", "Le pareti della solitudine", "Dove lo Stato non c'è. Racconti italiani" (con Egi Volterrani), "A occhi bassi", "L'amicizia", "Lo specchio delle falene", "Il libro del buio", "L'hamman", "L'amicizia e l'ombra del tradimento", "Mia madre, la mia bambina", "L'ha ucciso lei", il volume di poesie "Stelle velate", "Marocco, romanzo". Per Bompiani esce nel 2015 "È questo l'Islam che fa paura", "Il Matrimonio di piacere" (2016). Per La Nave di Teseo "Il razzismo spiegato a mia figlia" (2018), "La punizione" (2018), "Insonnia" (2019), "La filosofia spiegata ai bambini (2020)", "Dolore e luce del mondo" (2021), "Il miele e l’amarezza" (2022). (...) [Fonti: archivio Festivaletteratura, archivio Einaudi ; G.M. ; https://www.lafeltrinelli.it/libri-vintage/autori/tahar-ben-jelloun ; https://www.lankenauta.it/?p=24513 ; G.M.]. |