Oggi in Italia tre quarti dei prodotti agro-alimentari freschi o confezionati vengono dalle catene della grande distribuzione, il numero delle aziende agricole di piccola e media grandezza pian piano diminuisce per lasciare il posto a quelle più grandi, grandi come piantagioni.
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Qui la forza lavoro straniera ha sostituito la manodopera familiare e locale, diventando un terzo di quella impiegata nei campi e nelle stalle: sono i mungitori indiani della filiera del Grana e del Parmigiano, i raccoglitori di pomodori, di ortaggi e di frutta romeni, bulgari, senegalesi, burkinabé, sudanesi... Il loro lavoro è segnato dalla precarietà. Negli ultimi anni ai braccianti provenienti dal Maghreb, dall'India e dall'Est europeo si sono aggiunti i titolari di protezione internazionale o umanitaria ad aumentare enormemente l'offerta di lavoro flessibile. Sono l'anello debole di una catena di sfruttamento, che è funzionale a un sistema di approvvigionamento, ormai nelle mani di un oligopolio che determina il valore di un bene primario come il cibo. Un sistema incompatibile sia con i diritti dei braccianti sia con quelli dei piccoli agricoltori.
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Scheda
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Testo a stampa (moderno)
Monografia
Codice SBN
BMT0023650
Descrizione
*Braccia rubate dall'agricoltura : pratiche di sfruttamento del lavoro migrante / a cura di Ilaria Ippolito, Mimmo Perrotta, Timothy Raeymaekers Torino : SEB27, 2021 189 p. ; 21 cm
Oggi in Italia tre quarti dei prodotti agro-alimentari freschi o confezionati vengono dalle catene della grande distribuzione, il numero delle aziende agricole di piccola e media grandezza pian piano diminuisce per lasciare il posto a quelle più grandi, grandi come "piantagioni". Qui la forza lavoro straniera ha sostituito la manodopera familiare e locale, diventando un terzo di quella impiegata nei campi e nelle stalle: sono i mungitori indiani della filiera del Grana e del Parmigiano, i raccoglitori di pomodori, di ortaggi e di frutta romeni, bulgari, senegalesi, burkinabé, sudanesi... Il loro lavoro è segnato dalla precarietà. Negli ultimi anni ai braccianti provenienti dal Maghreb, dall'India e dall'Est europeo si sono aggiunti i titolari di protezione internazionale o umanitaria ad aumentare enormemente l'offerta di lavoro flessibile. Sono l'anello debole di una catena di sfruttamento, che è funzionale a un sistema di approvvigionamento, ormai nelle mani di un oligopolio che determina il valore di un bene primario come il cibo. Un sistema incompatibile sia con i diritti dei braccianti sia con quelli dei piccoli agricoltori.