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Lettere a Cristina Campo : 1972-1976

Emo, Andrea

miscellanea o altre forme letterarie 2001

Abstract

Erano inedite e custodite a palazzo Emo a Roma le 13 lettere del filosofo e il biglietto di Cristina Campo che nel 2001 sono infine uscite a stampa per le cure editoriali di Gianni Scalia e della sua rivista bolognese dal titolo dantesco, «In forma di parole». [...]
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Monografia
miscellanea o altre forme letterarie
13 o più
Codice SBN TO01038122
Descrizione *Lettere a Cristina Campo : 1972-1976 / Andrea Emo ; a cura di Giovanna Fozzer
[Bologna] : Associazione Culturale "In forma di parole", stampa 2001
79 p., [1] carte di tav. : ill. ; 24 cm
OCLC 889542099
Collana In forma di parole. Quaderni , 3
Primo Autore
Emo, Andrea
Note e bibliografia
Curatore
Fozzer, Giovanna
Note e bibliografia
Dewey 195 FILOSOFIA OCCIDENTALE MODERNA. Italia
856 EPISTOLOGRAFIA ITALIANA
Anno pubblicazione 2001
Titolo dell'opera Lettere a Cristina Campo : 1972-1976
Abstract Erano inedite e custodite a palazzo Emo a Roma le 13 lettere del filosofo e il biglietto di Cristina Campo che nel 2001 sono infine uscite a stampa per le cure editoriali di Gianni Scalia e della sua rivista bolognese dal titolo dantesco, «In forma di parole». Quando fu recensito sui giornali, appena uscito nel 1998, "Supremazia e maledizione", il terzo libro di Andrea Emo (su cui si tenne a Venezia anche un Convegno dal titolo "Andrea Emo e i nichilismi del Novecento", nell’aula magna dell’Accademia di Belle arti con la presenza di Curi, Cacciari, Giorello, Vitiello, Rovatti, Antimo Negri) un recensore scrisse anche che il filosofo veneto aveva tenuto una corrispondenza con Cristina Campo. (...) [Fonti: G.M. ; http://www.literary.it/dati/literary/f/fozzer/lettere_di_andrea_emo_a_cristina.html].
Abstract di polo Per Andrea Emo Capodilista [filosofo (Battaglia Terme, Padova, 14 ottobre 1901 – Roma, 11 dicembre 1983)], che nella conversazione e nella vita familiare, al di fuori del suo studio e dei suoi quaderni, era amabile e sorridente, "rivolgersi verso l'esterno, verso gli altri, 'parlare', era spesso null'altro che un atto di buona educazione, o di rispetto e affetto, mai una necessità", ebbe a dire l'amico Ernesto Rubin di Cervin, aggiungendo che Emo aveva fatto propri gli ideali della "Vita solitaria" del Petrarca e della "Vita sobria" di Alvise Cornaro. Rubin è anche l’amico di Massimo Cacciari che, mostrandogli i quaderni ora celebri, da Emo scritti a mano, ne fece il convinto promotore della conoscenza del pensiero filosofico dell’aristocratico veneto. Raro evento, nell’esperienza di scrittura del filosofo, una sequenza di lettere, come quelle per Cristina Campo, scrittrice scoperta a fine 1971 o ai primi dell’anno seguente, leggendo "Il flauto e il tappeto". La bellissima tredicesima lettera (del 10 ottobre 1076) ci offre la visione del paesaggio autunnale dei Colli Euganei, che poi trapassa alla "immemoriale violenza dei vulcani euganei", generatori di fanghi, delle fonti curative "sacre al dio infernale Gerione". Da quel dato geografico-geologico germina il passato classico tanto familiare al filosofo, la menzione va alle missioni sacerdotali che giungevano in gemellaggio da Siracusa, ai connessi commerci (di ambra, pelli, stagno ed altri metalli degli Iperborei), tra gli Euganei e "le isole incantate del Mediterraneo solare". Da qui, ancora, la mente meditante trascorre a più recenti gemellaggi, di cosche mafiose siculo-venete, sotto la vigilanza "di Gerione diventato pezzo da novanta" nei nuovi rituali che - come gli antichi - non disdegnano i sacrifici umani, mentre, numerosi e ignari, gli Iperborei d'oggi s'immergono nei fanghi curativi.
La descrizione della campagna di Monselice nei colori della tarda vendemmia faceva parte dell'invito a Cristina Campo perché lasciasse la solitudine angosciata di Nervi, "gli orizzonti azzurri dello sterile mare", e venisse a cercare sollievo nella villa Emo di Rivella. Le argomentazioni della vasta missiva raggiungevano sicuramente la sensibilità della destinataria, pur senza convincerla al viaggio dalla Liguria al Veneto. Mancavano del resto tre mesi esatti alla sua improvvisa scomparsa, avvenuta in Roma, e dovuta forse più allastanchezza di lottare ancora nella solitudine, nel sormontare della sensibilità, che allo stato del suo sistema cardiovascolare e ad altre carenze della sua salute: forse "fu l'insonne coscienza di essere in esilio" sulla terra ad affrettare la sua morte, ha scritto Margherita Pieracci Harwell nel suo bel saggio a chiusura delle "Lettere a Mita" (Adelphi 1999). (...) [Fonti: G.M. ; http://www.cristinacampo.it/public (...) ; Giovanna Fozzer: TREDICI LETTERE di ANDREA EMO A CRISTINA CAMPO (1972-1976)].