Dopo le leggi razziali del 1938, a Ferramonti di Tarsia (quaranta chilometri a nord di Cosenza), venne aperto il più grande campo di concentramento fascista per ebrei e stranieri non graditi. Fra il 1940 e il 1943 oltre duemila persone vissero in questo luogo che ricorda esteriormente un campo nazista, ma in realtà rappresentò per molti ebrei una fonte di vita e di salvezza.
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Nel campo si celebrarono diversi matrimoni, nacquero molti bambini, vennero aperte delle sinagoghe e una cappella cattolica, c'erano una scuola e una biblioteca, e si organizzarono attività culturali e sportive. Questo miracolo della compassione e della dignità umana accadde per precise e coraggiose scelte di uomini che superarono pregiudizi razziali e religiosi, come Paolo Salvatore, direttore di Ferramonti, che arrivò alle mani pur di difendere gli ebrei, o padre Callisto Lopinot che tesseva un fondamentale rapporto fra il Vaticano e la comunità ebraica. Con documenti e testimonianze originali, Mario Rende da voce a uomini straordinari e silenziosi che «hanno saputo, in giorni neri, onorare il nome dell'Italia».
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Scheda
Unimarc
Testo a stampa (moderno)
Monografia
Codice SBN
TO01699905
Descrizione
*Ferramonti di Tarsia : voci da un campo di concentramento fascista 1940-1945 / Mario Rende ; [presentazione di Romano Ugolini] Milano : Mursia, c2009 270 p., [8] carte di tav. : ill. ; 21 cm.