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Lo scudo di Talos

Manfredi, Valerio Massimo

narrativa Arnoldo Mondadori editore 1990

Abstract

Non c'è posto per un bambino storpio in una famiglia spartana, così Talos viene abbandonato in fasce e salvato da un vecchio pastore che gli insegnerà ad opporsi a un destino già assegnato. Il coraggio e l'ostinazione faranno di lui un arciere abile e possente, al servizio del prepotente ma intrepido Brithos. Senza sapere che un filo di sangue unisce il loro passato... e il loro futuro. [...]
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Testo a stampa (moderno)
Monografia
narrativa
Codice SBN CFI0176197
Descrizione Lo *scudo di Talos / Valerio Massimo Manfredi
Milano : Mondadori, 1990
331 p. : [1] c. di tav. geogr. ; 20 cm.
ISBN 9788804333715
8804333715
Collana Bestsellers , 153
Primo Autore
Manfredi, Valerio Massimo
Note e bibliografia
Dewey 853.914 Narrativa italiana. 1945-1999
Luogo pubblicazione Milano
Editori Arnoldo Mondadori editore
Note e bibliografia
Anno pubblicazione 1990
Titolo dell'opera Lo scudo di Talos
Abstract di polo Lo scudo di Talos di Valerio Massimo Manfredi narra la storia di un bimbo di nome Kleidemos che, nato in una delle famiglie più ricche, nobili e importanti di Sparta, va incontro a un destino avverso. Il piccolo nasce con una malattia che gli causa una malformazione del piede. In conformità alle leggi dell’antica Sparta, i genitori si trovano costretti a condurlo a morte. Il doloroso compito spetta al padre, che, con il cuore a pezzi, si fa coraggio e porta il bambino nel fitto della foresta sul monte Taigeto per poi abbandonarlo. L’indomani mattina, proprio sul monte Taigeto, viene trovato da un anziano pastore di nome Kritolaos. Il pastore lo porta a casa, dove, con l’aiuto della figlia, lo nutre e lo cura. Il vecchio si accorge di non avergli ancora dato un nome. Che nome poteva imporre un servo ad un altro servo? Un nome antico della sua gente? Un nome che ricordasse la dignità di un tempo? No, il bambino non era parte di quella gente e il marchio del sangue non si cancella, ma non era nemmeno più il figlio di Sparta. Kritolaos pensò a una delle tante, vecchie storie che i bambini chiedevano spesso di raccontare nelle sere d'inverno: «In un tempo molto antico, quando gli eroi camminavano per le strade del mondo, il dio Efesto aveva costruito un gigante tutto di bronzo, perché custodisse il tesoro degli Dei che stava nascosto in una profonda grotta dell'isola di Lemno. Il gigante si muoveva e camminava proprio come se fosse vivo, perché nella cavità del suo corpo immenso il dio aveva versato un liquido prodigioso che lo animava. Il liquido poi era sigillato con un tappo, pure di bronzo, posto in fondo al tallone perché nessuno lo vedesse. Nel piede sinistro, dunque, stava il punto debole del colosso il cui nome era Talos». Così il nome scelto per bambino fu Talos. Il ragazzo cresce insieme alla sua nuova famiglia, diventa sempre più sano, forte e robusto. Kritolaos gli insegna a coltivare i campi, a vivere di ciò che la terra gli offre e a svolgere i compiti di un servo. Con l’avvento delle guerre persiane, però, il ragazzo si trova obbligato a lasciare la famiglia, il suo villaggio e la sua ragazza per partire come aiutante di un soldato di nome Brithos, con il quale scoprirà, durante il lungo viaggio, di avere un legame speciale. [Fonte: Alessandro Recano, Classe 1. I (Progetto “Ioleggoperché” 2019)].