"Eppure la nonna conservava un''imperfezione sua, i piedi storti, paralleli, inclinati verso destra.
[...]
Non era un''imperfezione della morte, quella, era un''imperfezione tutta sua, di una donna che aggiungeva il latte freddo al latte troppo caldo, che cucinava apposta le pietanze insipide per salarle dopo, che scordava il pane per comprarlo nel pomeriggio, e che ha inteso tutta la vita come un porre errori per poi correggerli, preferendo commettere due errori piuttosto che una sola azione giusta".
Tina è una donna anziana: una nonna.
Ultimamente ha cominciato a "perdere colpi", a non stare più tanto bene. Un suo nipote trentenne si trasferisce presso di lei, in modo da offrirle un po'' di compagnia e assistenza. Nel giro di poche settimane, la vita di Tina si consuma. Il nipote decide di restare ancora un po'', nella casa ormai popolata solo di mobili, centrini, oggetti banali. E, come spesso avviene, scomparsa Tina, finalmente inizia a conoscerla, a produrre dentro di sé un''immagine di lei veramente viva.
Questo libro di Alberto Garlini va letto due volte. La prima volta per sprofondare impudicamente nella commozione e per intuire - laicamente e al di là di ogni sentimentalismo - la timida santità di una persona comune, ritiratasi dalla vita in una sorta di modesta ascesi.
Sono pochi i libri che parlano della morte senza tanti eufemismi. Una timida santità è uno di questi. E, naturalmente, è un libro che parla della vita.
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Scheda
Unimarc
Testo a stampa (moderno)
Monografia
Codice SBN
UBO1864893
Descrizione
Una *timida santità / Alberto Garlini Milano : Sironi, [2002] 156 p. ; 20 cm